A dispetto delle comuni credenze i nati negli anni Ottanta e Novanta, così come in misura leggermente inferiore anche i loro fratelli minori, la Gen Z, sono la generazione di risparmiatori per eccellenza. Eppure, gli under 40 di oggi, pur avendo le idee chiare su quali siano le loro priorità nella vita, accettano di rado la sfida dei mercati. L’ultima fotografia annuale sui sottoscrittori dei fondi comuni effettuata da Assogestioni nel 2020 a valere sul 2019 riporta che appena il 20% ha meno di 45 anni. Ecco cosa raccontano gli addetti ai lavori delle Sgr italiane
Quando si tratta di risparmio e investimenti i giovani hanno le idee chiare. “L’accresciuta sensibilità verso le questioni ambientali, che va di pari passi con una maggiore importanza attribuita anche alle problematiche sociali, ha dei risvolti concreti in termini di scelte di investimento”, rivela Luca Tenani, Country Head Italy di Schroders, multinazionale inglese di gestione del risparmio che ogni anno diffonde i risultati di una ricerca volta ad analizzare i comportamenti di migliaia di investitori in tutto il mondo. Stando ai dati contenuti nel report del 2020, infatti, il 47% degli investitori italiani (in linea con il dato globale sempre al 47%) ha dichiarato di valutare come attraenti i fondi che considerano i fattori di sostenibilità (ambientali, sociali e di governance) grazie al più ampio impatto che possono avere sull’ambiente.
“Guardando allo spaccato generazionale, questa motivazione viene indicata dal 50% dei Millennial (18-37 anni), contro il 47% di quelli over 38”, chiarisce Tenani (Schroders). Ma l’aumentata consapevolezza che sono le azioni di tutti i giorni a incedere sul futuro del pianeta non è l’unico elemento che fa pendere la bilancia in favore dei fondi sostenibili. “Va anche considerata la questione delle performance”, spiega ancora Tenani, “il 37% dei Millennial e il 42% degli over 38, infatti, considera la probabilità che questi fondi ESG offrano rendimenti più elevati. Un segnale positivo: ci stiamo avviando verso il superamento dello scoglio del pregiudizio che investire sostenibile equivalga a rinunciare alla performance”.
“La consulenza finanziaria mirata per un target giovane deve necessariamente contemplare l’investimento azionario, che richiede un orizzonte temporale di medio-lungo periodo per dispiegare il proprio potenziale di rendimento, meglio ancora se di tipo tematico”, interviene Paolo Proli Head of Retail Division di Amundi SGR, “Perché più facilmente comprensibile in termini di universo di investimento e anche in logica di piano di accumulo, accessibile a tutte le tasche. Considero in ogni caso l’approccio ESG come una pre-condizione da rispettare per qualsiasi asset class e tipologia di investimento. Inoltre, da non dimenticare, la necessità di sottoscrivere un fondo pensione già in giovane età, alla luce del prevedibile andamento delle finanze pubbliche”.
I giovani ancora “sotto-investiti”
A dispetto delle comuni credenze, infatti, i nati negli anni Ottanta e Novanta, così come in misura leggermente inferiore anche i loro fratelli minori, oggi definiti Generazione Z, sono, forse la generazione di risparmiatori per eccellenza.
Eppure, gli under 40 di oggi, pur avendo le idee chiare su quali siano le loro priorità nella vita, accettano di rado la sfida dei mercati. “L’ultima fotografia annuale sui sottoscrittori dei fondi comuni in Italia effettuata da Assogestioni nel 2020 a valere sul 2019 riporta che appena il 20% degli investitori ha meno di 45 anni”, spiega Proli (Amundi SGR) , “Si tratta di una fascia di popolazione che per svariate ragioni risulta ancora sotto-investita”. Il problema, molto spesso, dicono in coro analisti e gestori, è che i giovani soffrono della mancanza di programmi di educazione finanziaria. “C’è ancora molto da fare per supportare le nuove generazioni nell’approcciare il mondo degli investimenti”, conferma Proli (Amundi SGR), “ci troviamo di fronte a un target ancora in gran parte da conquistare”.
Cos’è cambiato con la pandemia
La pandemia, però, ha in parte trasformato la percezione che i giovani hanno degli investimenti, dei loro soldi, della gestione dei loro risparmi. L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica, infatti, hanno posto l’attenzione sulla necessità di una maggiore lungimiranza in tema di risparmi. “Non a caso, quasi la metà (45% contro il 52% a livello globale) degli investitori italiani tra i 18 e i 37 anni intende risparmiare di più passata l’emergenza sanitaria”, fa notare Tenani (Schroders) , spiegando i risultati della ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2021, condotta con il coinvolgimento di oltre 23.000 investitori in 32 paesi del mondo. “Restringendo l’osservazione agli investitori della Generazione Z, con età tra i 18 e i 22 anni, la propensione al risparmio sale al 57% in Italia, superiore al 52% a livello globale. Mentre tra gli investitori over 38 anni, solo il 32% degli italiani e il 43% a livello globale pensa di aumentare i risparmi nel post-pandemia”, continua Tenani (Schroders).
L’aumento dei risparmi, parallelamente, potrebbe tradursi anche in una maggiore propensione per gli investimenti. “Il 54% di coloro che hanno tra i 18 e i 37 anni ha dichiarato che aumenterà la percentuale dei risparmi allocata agli investimenti, una volta che verranno meno le restrizioni, dato che sale fino al 71% per la Generazione Z (18-22 anni), a fronte del 38% registrato tra gli over 38”, conclude Tenani (Schroders).
La sostenibilità
In che modo educare i giovani all’investimento? I gestori non hanno dubbi: “Io credo che la sostenibilità possa essere la chiave di volta per avvicinare i giovani al risparmio gestito e alla previdenza”, continua Proli (Amundi). In effetti, alcuni indizi che portano in questa direzione già ci sono. Secondo alcuni studi, infatti, l’approccio sostenibile sta diventando un elemento trasversale a vari ambiti, orientando anche le scelte di consumo e diventando, talvolta, uno dei principali driver, ben più del prezzo. Lo confermano anche i dati di un recente rapporto del Censis, realizzato in partnership con Edison Energia. I risultati diffusi a settembre confermano che gli italiani (compresi i più giovani) sarebbero intenzionati a spendere di più per prodotti e servizi che rispettano l’ambiente, premiando soprattutto le aziende che hanno a cuore i diritti dei lavoratori.
“I giovani della fascia 18-34 anni evidenziano una propensione a privilegiare gli aspetti di sostenibilità ambientale e sociale di qualche punto superiore al campione complessivo, ma non vediamo nessun gap generazionale”, conferma anche Matteo Tagliaferri, responsabile marketing e comunicazione di Anima Sgr. Che spiega come, in realtà, la cosa più interessante da notare sia che, “al di là di una fascia limitata di persone focalizzate quasi esclusivamente sulla componente di rendimento o, all’estremo opposto, di sostenibilità dell’investimento, la maggioranza degli investitori oggi cerca un punto di equilibrio tra entrambe le cose: cioè sostenibilità e performance”.
Il digitale
“Anche la customer experience è fondamentale per attrarre i giovani al mondo degli investimenti”, continua Proli (Amundi) , “Ed è evidente che essa non possa prescindere da un approccio digitale evoluto”. Per questo, stanno nascendo app per la gestione remota dei portafogli di investimento e soluzioni per approvare e sottoscrivere le proposte inviate dal gestore, senza la necessità di incontrarsi di persona.
Non solo. Le nuove generazioni stanno iniziando a dimostrare un interesse sempre maggiore anche per i nuovi asset di natura digitale. Si fidano meno della finanza tradizionale, e sono dunque più favorevoli alle criptovalute rispetto alle generazioni precedenti. Un fenomeno del tutto nuovo, che sta prendendo piede a livello internazionale. Secondo un recente sondaggio condotto dalla CNBC, infatti, quasi la metà dei milionari under 40 ha almeno il 25% della propria ricchezza investita in criptovalute. E circa la metà di loro possiede anche NFT, cioè quei Non Fungible Token crittografati che rappresentano una proprietà digitale su blockchain univoca, e che di recente stanno attirando l’attenzione da più parti, riscuotendo un successo a tratti sorprendente.
Tanto che, a inizio anno, anche la casa d’aste più esclusiva del mondo, Christie’s ha battuto, per la prima volta in assoluto, un’opera d’arte completamente digitale. Si è trattato del collage Everydays-The First 5000 Days di Beeple, composto da 5.000 immagini (ovviamente digitali), raccolte nel corso di 13 anni, dal 2007 al 2021, ciascuna delle quali rappresentativa di uno dei principali eventi contemporanei. L’evento, neanche a dirlo, si è svolto interamente online, partendo da una base d’asta simbolica di 100 dollari, basata su una stima iniziale che la maison, molto onestamente, aveva definito “Unknown” (sconosciuta). E si è chiuso due settimane dopo quando è stata battuta la cifra record di 69,3 milioni di dollari. Il prezzo è il terzo più alto mai pagato per un’opera di un artista vivente.
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